Intervista a Maurizio Musumeci, voce RAP: “DINASTIA”.


dinastia

Grande successo di Acicastelloonline per la prima puntata del programma tutto al femminile “I mitici anni..on the road”; valigie pronte per un viaggio senza precedenti oltre i confini dei continenti tra tematiche attuali e non. Tema centrale della puntata è stato il RAP.

La parola a Maurizio Musumeci, voce RAP  “DINASTIA”.

1.    Chi è Maurizio Musumeci e qual è stato il suo primo approccio con il mondo rap?

Io sono un ragazzo che ama scrivere, ama dire la sua nei fatti di tutti i giorni e cha trovato nella musica, e in particolare nel rap, il mezzo per comunicare e per fare uscire fuori quello che penso. Ho iniziato a fare rap grazie a mia sorella maggiore che ascoltava questo genere; io nasco principalmente come writers, il graffitaro, quello che fa i murales in giro; inizialmente non ascoltavo il rap ma musica come gli 883. Il rap per me era troppo veloce e non riuscivo a capire le parole; un giorno, tramite mia sorella, ricordo che ho ascoltato un brano degli ATIPICI che mi ha colpito particolarmente; da lì ho iniziato ad attenzionare il genere ed è nata quella passione che mi ha portato a voler provare a scrivere qualcosa di mio.

2.    Da semplice passatempo a passione. Cosa è successo?

Ho iniziato che avevo nove anni anche se fino al 2004 -2005 ho sempre scritto a casa mia ed ero ascoltatore e critico di me stesso; tutto ciò che facevo era, per me, una sorta di allenamento per migliorare. Nel 2004 avviene la svolta: ho conosciuto altre due persone con cui condividevo questa passione per la musica (un ragazzo produceva le basi e l’altro faceva rap come me) e abbiamo deciso di fare insieme un demo e formare una crew, un gruppo. Quello è stato il mio primo approccio fuori e, quando sono salito sul palco per la prima volta e ho visto che c’era chi ascoltava ciò che avevo da dire, anche se in maniera molto elementare ancora, ho capito che era la mia strada.

Fino al 2004, in cui avevo 17 anni, non ho fatto uscire nulla perché ero molto critico, e lo sono ancora. Capivo già allora che non c’erano i presupposti per farsi sentire perché ancora il pensiero che volevo esprimere non era maturo; nonostante il contenuto fosse positivo non riuscivo ad esprimerlo nel modo in cui volevo. Nasco, come rap, negli anni 90, anni d’oro dell’hip hop, dove ci sono esempi come Frankie hi-NRG, Articolo 31, che facevano album costruiti, dove al di la della canzone c’erano dei contenuti. Il pensiero c’era ma mi rendevo conto che non ero ancora maturo per fare sentire ciò che avevo da dire.

3.    A proposito di questo, talent come Amici o X Factor, che ruolo occupano nel panorama della musica rap?

Il Talent show prende una grandissima fetta di ascoltatori che si interessa alla cultura hip hop e questo che ben venga; il problema è quando si costruisce qualcosa che snatura la radice di quella cultura di cui ti fai portavoce in un programma televisivo. Apprezzo il talent show che si avvicina alla mia cultura, il mio socio con cui sto ultimando un album è Morgan Ics, rapper che nel 2012 arrivò secondo a X Factor.

4.    Favorevole al freestyle, all’apertura dei microfoni?

Sono favorevole al freestyle, all’apertura dei microfoni perché trovo che sia una delle discipline più interessanti dell’hip hop dal momento che da la possibilità di esprimersi in estemporanea; la trovo una materia costruttiva sulla quale confrontarsi.

5.    MTV SPIT gala freestyle, reality che ha dato spazio, voce e lustro ad artisti come Clementino, Rancore, Nitro. Hai mai pensato di partecipare ad un contest del genere?

Il freestyle, a mio avviso, è una materia interessante ma trovo che serva più da intrattenimento per il pubblico piuttosto che fare una battle, sfidando un altro. È vero che nell’hip hop e nel rap c’è una forte competizione nel voler fare meglio dell’altro, però non mi piace il fatto di essere una sorta di “fenomeno da baraccone” o di fare una battle; piuttosto, preferisco sfidare su temi e tematiche. Lo trovo più costruttivo.

6.    Il brano che hai scritto “Pioggia di sale” si presenta come un memorandum di buoni propositi.

      Tra quelli che hai citato, qual è quello che ti rispecchia di più e quanto c è di autobiografico in questo brano?

Questo brano parla della mia sorellina Martina. lo sento molto mio. Sono i consigli che un fratello maggiore vuole dare alla sorella che si affaccia a questo mondo, a questa società. Sono spesso delle ovvietà perché sono i classici consigli che può dare una persona che ti vuole bene. Questo brano si distacca un pò dal rap ed è un modo per indicare il percorso sul quale mi sto muovendo: voler unire il rap al cantautore italiano, rifacendomi alla musica che ha governato l’Italia degli anni ’70-‘80. Io sono convinto che anche se il rap nasce oltreoceano, nel momento in cui si ripropone in Italia deve seguire l’esempio del proprio paese, più vicino a te, alla tua cultura. È molto più facile rifarsi a qualcosa che sia del tuo paese piuttosto che a qualcosa che non ti appartiene per luogo e per cultura.

7.    LA MIA SPADA D’ORO: non solo un concorso ma anche titolo di un brano.

Il titolo nasce da un’esperienza che ho fatto: il concorso canoro LA SPADA D’ORO. Sono sempre stato restio verso queste cose; l’unico a cui ho partecipato è stato questo perché mi hanno convinto degli amici. Ho trovato più che un’organizzazione, una famiglia. Sono riuscito a portare un brano forte come contenuti: una denuncia sociale contro la pedofilia, la violenza carnale sui minori. Il brano si scagliava contro i benpensanti di cui parlava Frankie hi-NRG. L’idea di portare un brano del genere è stata un pò azzardata perché magari pensavo di essere scartato a priori perché quello che dicevo è scomodo. Invece no. Sono riuscito ad arrivare in finale con “Il mondo in cui vivo”. Non mi è mai piaciuto fare denuncia con insulti gratuiti ma ponendo il problema davanti gli occhi. In giuria c’era Fio Zanotti, musicista, compositore, arrangiatore, produttore e direttore d’orchestra. Lui ha attenzionato il brano e gli è piaciuto tanto da iniziare un progetto discografico un po’ più serio. “La mia spada d oro”, da cui prende nome il pezzo, rappresenta la mia penna; il momento in cui scrivo è il momento in cui cerco di colpire attraverso la denuncia di fatti di cronaca.

8.    “Chi gliel’ha fatto fare”, “Il mondo in cui vivo”, sono, per l’appunto, brani di denuncia sociale. C’è qualche altro tema che vorresti denunciare?

Attualmente credo che il tema più forte sia la tematica della mia generazione; cattiva politica e cattiva gestione di governi. Ci troviamo in una fase di regresso. Anni fa il passaggio da padre a figlio era visto come un cambiamento in meglio, oggi, il passaggio del testimone ci porta in uno stato precario. Il maggior disagio che ci sia in Italia è questo.

9.    La musica, in particolare il rap, denuncia piccoli problemi di tutti i giorni. Sarebbe in grado di salvare il mondo?

Credo che la musica possa solo muovere le coscienze delle persone, poi deve essere la persona a salvare se stesso.

10. Infine, progetti futuri?

Sto lavorando con Morgan Ics all’album “Separati dalla nascita”. Un progetto un po’ “camurriusu” (fastidioso), in quanto lui si trova a Bologna ed io in Sicilia; questo non facilita le cose. Il video a cui stiamo lavorando vuole unire il nord e il sud. Anche se stancante, sono soddisfatto di come stanno andando le cose. I sacrifici temporali ripagano quando il lavoro è compiuto.

 

Per info:

e-mail: casistranicrew@hotmail.it

fb: https://www.facebook.com/dinastiaofficialpage/info

Giuliana Ventura.

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