Capita spesso di rinvenire delle specie, definite “aliene”, in luoghi della terra lontani da quello che dovrebbe essere il loro habitat naturale. Qualche volta la causa di questa contaminazione animale è l’uomo che pur di controllare la popolazione di una specie animale ne introduce un’altra; questa poi, malgrado i buoni propositi, prende il posto della prima proliferando a dismisura. È il caso, tanto per portare un esempio, delle trote asiatiche, introdotte in alcuni fiumi degli Stati Uniti per diminuire il numero dei pesci gatto, in grado addirittura di saltare pericolosamente a decine dentro le imbarcazioni dei pescatori. In altre occasioni il proliferare di specie non indigene non ha una spiegazione ben chiara; il clima spesso gioca la sua parte.
Nel Mediterraneo le specie ittiche aliene sono circa 176, si raggiunge il migliaio se si considerano anche alghe, molluschi e crostacei. Sembra essere fondata, dunque, la preoccupazione della biologa Manuela Falautano dell’Ispra di Palermo.
Uno dei pericoli più seri al momento deriva dal pesce palla maculato (Lagocephalus Sceleratus) ritrovato, o pescato, nelle acque di Bari e della nostra cara Lampedusa. Molti sapranno che in alcuni paesi orientali come il Giappone, bisogna possedere un patentino specifico per la lavorazione e preparazione del pasce palla prima che questo possa essere servito come prelibatezza al tavolo. Fortemente velenoso, soprattutto in alcune sue parti, il pesce palla in questione, presenta un dorso bruno con sfumature di verde, macchie scure ed un ventre completamente bianco. Bisogna assolutamente imparare a riconoscerlo per evitare di mangiarlo perché provoca tremende intossicazioni e, in molti casi, porta al decesso.
Perché si scongiuri il proliferare di specie aliene si dovrebbe evitare anche di pulire le reti in mare, evento che ha causato l’arrivo di alcune alghe, in particolare della Caluerpa, in tutte le sue varietà, ritrovata nel 2008 tra Scoglitti e Porto Palo di Capo Passero (Sicilia). Quest’ultime sono alghe tossiche ed invasive che riducono drasticamente la quantità di pescato e che eliminano la ben più fragile ed innocua Poseidonia. Il monitoraggio è obbligatorio perché basta poco a variare la biodiversità dei mari. Arpa, Ispra e Cnr sono impegnati nel controllo e nella divulgazione dei risultati delle osservazioni organizzando perfino convegni e seminari dedicati ai pescatori.
Il controllo e l’attenzione devono essere incessanti perché le cause della riproduzione incontrollata sono molteplici e, al volte, imprevedibili. Si ricorda come molte specie aliene, ad esempio la medusa ritrovata nell’Adriatico che proviene dal Mar Rosso, entrano in altri ambienti marini col traffico delle navi, le acque di zavorra o le incrostazioni degli scafi, oppure con gli scarichi degli acquari, come accaduto per l’acquario di Monaco.
Paolo Licciardello
Rispondi