È la storia di due comuni genitori divorziati. Sembra quasi normale ai tempi d’oggi, la storia di molte coppie scoppiate, di figli con una profonda tristezza, rassicurati da altri compagni che vivono le stesse condizioni, giusto per non sentirsi diversi agli occhi degli insegnanti e degli amici.
Le separazioni per quanto ci si sforzi di farle apparire di comune accordo, o persino “moderne”, accettando i nuovi compagni, le nuove famiglie allargate, mostrando anche una formidabile capacità di contenere le proprie pulsioni, la propria rabbia o privazione, sono pur sempre una ferita aperta, un conto non saldato.
Per non parlare poi di quelle che dichiarano guerra aperta dal primo momento in cui uno dei due decide di separarsi e andar via da casa.
Solo il tempo cura le ferite. Infatti è fisiologico. C’è proprio un percorso, diviso in quattro fasi per elaborare il “lutto”. La separazione è la morte di un rapporto, in cui la coppia ha creduto, progettando beni materiali e immateriali e soprattutto la genitorialità.
Ecco ,essere genitori per molti è la coronazione di un sogno, un traguardo, la svolta della propria vita. Finché si sta insieme, lo è! Quando il rapporto declina, proprio i figli diventano lo scudo e l’arma per entrare nel campo di battaglia. I fenomeni della PAS e della triangolazione, hanno riempito libri di studi e teorie su quei poveri figli, vittime degli istinti più bassi di coloro che li hanno concepiti.
L’uomo per natura è egoista, è l’istinto della conservazione della specie, che ritorna come un boomerang ogni qualvolta pensa di sentirsi calpestato nei propri diritti. E i figli rientrano in quei diritti acquisiti, ancor prima che nei doveri, con cui vendicarsi.
Ma poi il tempo, è tiranno e galantuomo alla stessa maniera.
Il tempo abbassa la conflittualità, che ritorna in picchiata quando si parla di soldi e quando ci sono decisioni importanti per i figli. La scuola, lo sport, gli hobbies, le visite mediche diventano puntualmente oggetto di discussioni, anziché il normale iter di crescita personale e sociale.
Eh si, essere genitore divorziato non è facile , c’è il doppio della responsabilità, il doppio del lavoro e per i figli è tutto sdoppiato. La casa, i vestiti, i giochi, gli amici, le feste.
E poi il dramma dei parenti. Per farli tutti contenti, si festeggiano due compleanni, due Natali, due capodanni, anche se in giorni sfasati, importante è festeggiare, non escludere nessuno.
Queste sono le cose più comuni in cui molti potranno rispecchiarsi. Di certo ogni storia, ogni dolore, ogni coppia ha una storia a sé. L’ unica certezza è che il tempo aggiusta le cose, le ferite avranno le loro cicatrici, ma il conto resta sempre aperto.
Valeria Barbagallo
Rispondi