Che la Sicilia sia una fucina di miti e leggende ormai sembra quasi scontato. Di racconti ne abbiamo a bizzeffe e non c’è bisogno di tirare fuori quel libro o quel manuale per riportarli alla luce. È vero anche che qualcuno potrebbe venirci alla mente con più facilità di qualcun altro. Per esempio, ci basterebbe solo sentire il nome “Polifemo” per attivare la nostra memoria che con rapidità fulminea inserirebbe il famoso gigante monocolo all’interno di vari archi narrativi a noi più che noti.
Geograficamente parlando ci riferiamo alla Riviera dei Ciclopi della Costa Jonica.
La storia è quella di Ulisse che approdato in Sicilia si ritrova a dover affrontare il maestoso mostro mangia-uomini e accecarlo per salvare i suoi compagni. Di contro, Polifemo scaglia i giganteschi massi, oggi chiamati Faraglioni, che osservano dal mare il borgo di Acitrezza. Per gli abitanti del luogo, il termine Ciclope, in riferimento alla razza di Polifemo, non è nuovo. C’è un’altra storia locale che lo identifica come il mostro innamorato della ninfa Galatea e geloso del pastorello Aci. Anche in questo caso c’è un masso lanciato, non nel mare ma direttamente sul giovane, da cui sgorgherà il fiume che da il nome ai Comuni limitrofi.
Insomma, queste misteriose creature, i Ciclopi intendo, perché si ce ne erano di molti, non solo Polifemo, rappresentato una delle più avvincenti e antiche leggende del Mediterraneo.
Ma sappiamo veramente chi erano i Ciclopi ?
Sappiamo che era una razza di giganti dotati di un solo occhio al centro della fronte. Infatti, il nome “Cyclops” significa “occhi cerchiati” o “occhi tondi. Sappiamo che vivevano in Sicilia e tra la leggenda e il mito c’è chi ci ha creduto veramente alla loro esistenza. Questo grazie alla letteratura antica che ha saputo creare una delle più grandi sfide della mitologia greca. L’immaginazione di questi individui ha abbellito la letteratura, rendendola una delle fiabe più famose del mondo.
Per capire meglio chi erano questi giganti siciliani, partiamo dalle una delle prime descrizioni. Nella Teogonia di Esiodo, scritta ben 8 secoli prima della nascita di Cristo, i Ciclopi sono figli di Gea ( la Terra ) e Urano ( il Cielo ), hanno il classico mono-occhio e sono maestri nell’artigianato, ma soprattutto Esiodo ce li descrive come “terribili e odiati da tutti”. Con Omero e la sua Odissea già sappiamo come va a finire. Ma l’autore greco Callimaco ci dice di più. Ci racconta di come i Ciclopi hanno costruito le fortificazioni della città di Micene e Tirinto. Addirittura il tragediografo Euripide ne scrisse un’opera teatrale e il poeta Virgilio nell’Eneide ci racconta dell’incontro in Sicilia tra Enea e un Ciclope.
Il mito ha parlato. Ma la scienza cosa dice ?
Ricordiamo tutti la storia dei crani di elefante. Ebbene, secondo il paleontologo Othenio Abel, le radici dei Ciclopi si trovano proprio nei crani preistorici degli elefanti nani. Gli animali vivevano su isole come la Sicilia, Malta, Creta e Cipro. Ed era stata proprio la grande cavità navale a destare l’immaginazione dei popoli antichi.
Ma oggi lo ricerca va avanti, la questione si infittisce.
Lo studio di Walter Burkert, storico e filologo, ha suggerito che le società arcaiche rispecchiavano vere associazioni di culto, come le corporazioni dei fabbri. Burkert ritiene che l’origine dei Ciclopi, intesi come forti giganti da un occhio solo, provenga dalla tradizione dei fabbri di indossare una benda su un occhio. Tradizione non legata ai Ciclopi della Teogonia ma di certo presente nell’Odissea. Lo storico ha suggerito una nuova visione del ciclope Polifemo, considerato inizialmente come un demone locale e trasformato in Ciclope da Omero. Insomma, il racconto che tutti conosciamo andrebbe rivisto alla luce del culto arcaico dei fabbri, dove in questo caso il nostro Polifemo non sarebbe più un colosso mostruoso mangia-uomini, ma anzi un artigiano formidabile dotato di benda e martello. Questo studio è legato alla fama dei Ciclopi come architetti di molti edifici e imponenti muracome quelle di Micene e Tirinto.
Di certo è che le storie su questi “esseri meravigliosi” sono basate su fatti realmente accaduti e successivamente re-interpretati alla luce della leggenda. Tuttavia, i Ciclopi continuano ad essere una parte affascinante dell’antico folklore tradizionale e a differenza di molti altri personaggi di storie mitologiche, la loro immagine complicata rende difficile interpretarli come personaggi principali all’interno degli scritti moderni.
Danilo De Luca
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