I giorni della merla. Una leggenda tutta siciliana


Purtroppo non c’è niente da dire, il freddo arriva anche in Sicilia. Grazie alla sua varietà paesaggistica, dalle montagne alle valli fino a toccare le coste, la neve e in generale le basse temperature arrivano a toccare proprio tutti. Certo parliamo sempre di temperature minime e solo i borghi e i paesi di montagna riescono a percepire il grado 0, ma tra vento e l’alto tasso di umidità il freddo si patisce fin dentro le nostre case.

Non per altro, proprio in questo periodo ci stiamo avvicinando ai giorni più freddi dell’anno, almeno secondo la tradizione. 

Per essere più specifici i “giorni della merla” corrispondono agli ultimi 3 giorni del mese di gennaio, ovvero, il 29, il 30 e il 31. Ma perché la tradizione fa riferimento al merlo ? 

A quanto pare il folklore popolare ha dedicato le ultime tre giornate del mese di gennaio ad un animale apparentemente privo di significato come il Turdus merula, il Merlo comune. 

La leggenda di stampo medievale vuole che in origine il mese di gennaio fosse composto da 28 giorni di freddo intenso che mettevano a dura prova tutti gli essere viventi tra cui una merla di colore bianco. Secondo la tradizione i merli in origine erano tutti bianchi. Per evitare di morire dal freddo la merla decise di anticipare le scorte per l’inverno e non abbandonare il suo nido. Così il mese di Gennaio preso dall’offesa decise di farsi regalare 3 giorni da Febbraio per scatenare una bufera e mettere in difficoltà la povera merla, che dovendo lasciare il nido trovò rifugio presso un comignolo. Proprio in quell’occasione cambiò il suo colore da bianco a nero.

Questa versione, conosciuta da tutti, deriva però da una storia ancora più antica che ha origine proprio dalla nostra regione.  

Un dei culti più arcaici e affascinanti della Sicilia è il mito di Proserpina, figlia della dea dell’agricoltura Demetra, che a seguito del patto patrimoniale con il dio degli inferi, Ade, poteva passare metà dell’anno con sua madre e l’altra metà con il suo sposo. Nei mesi di assenza della figlia, Demetra trascurava i suoi doveri di dea condannando il mondo al freddo e alla fame. Quel periodo coincideva con le stagioni d’Autunno e Inverno, mentre quando Proserpina ritornava dal mondo degli Inferi e Demetra poteva riabbracciare sua figlia ritornavano Primavera e Estate.  

Il viaggio verso la dimora materna era preceduto da un messaggero alato che avvisava Demetra dell’imminente arrivo della figlia. Quel messaggero era proprio un merlo. Se nei giorni in cui il merlo usciva dal nido per compiere il suo dovere le temperature erano miti, l’animale indicava che l’inverno sarebbe durato a lungo, perché Persefone l’anno precedente si era attardata nel ritornare nell’Ade e nel nuovo anno sarebbe giunta dopo da sua madre. Se invece le giornate erano invece veramente molto fredde, l’inverno sarebbe stato breve, perché Demetra avrebbe preteso presto la figlia, essendo in scadenza i sei mesi di convivenza fra lei e suo marito.

Il mito trae origine dal comportamento naturale di molti uccelli nel percepire anticipatamente l’arrivo di una stagione in modo da prepararsi per la nidificazione e al periodo dell’accoppiamento.  

Ma come sappiamo bene ogni mito è legato ad un rituale, in questo caso al culto agreste della dea Demetra successivamentedecaduto e trasformato con le opere di cristianizzazione agli inizi del Medioevo, in cui perse il suo significato originario lasciando qualche elemento narrativo alla libera immaginazione del popolo. Il Merlo appunto. 

Danilo De Luca

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