EQUITÀ DI GENERE NEL LAVORO: COMBATTERE LA DISCRIMINAZIONE VERSO LE MADRI LAVORATRICI


La maternità correlata al mondo del lavoro è spesso vista come un ostacolo che può influire negativamente sugli stipendi delle donne. Questa realtà mette in evidenza una serie di sfide che le madri lavoratrici devono affrontare, creando un divario salariale ingiusto e dannoso. Nonostante i progressi verso l’uguaglianza di genere, i pregiudizi e gli stereotipi radicati nella società continuano a perpetuare la discriminazione nei confronti delle donne che scelgono di diventare madri. Le madri lavoratrici spesso si trovano ad affrontare una mancanza di opportunità di carriera, una mancanza di promozioni e l’impossibilità di raggiungere lo stesso livello salariale dei loro colleghi senza figli. Questa penalizzazione salariale non solo priva le donne del giusto compenso per il loro lavoro, ma anche di un riconoscimento equo delle loro competenze e contributi professionali.

Un’importante ricerca condotta dall’Università di Basilea ha esaminato l’impatto dei programmi di reinserimento lavorativo per le donne dopo il periodo di maternità, al fine di valutarne l’efficacia. Lo studio si è concentrato su come contrastare il diffuso fenomeno per cui molte donne che interrompono la propria carriera professionale per dedicarsi alla maternità incontrano difficoltà nel rientrare nel mondo del lavoro, spesso accettando salari inferiori o lavori a orario ridotto.

Sebbene per molte madri sia una scelta dedicare meno tempo al lavoro e più ai figli, questa situazione non è valida per tutte e le dinamiche del mercato del lavoro spesso impongono una scelta quasi forzata.

Tuttavia, lo studio ha dimostrato che è possibile invertire questa tendenza. L’analisi condotta in Germania su un campione di 6400 donne, divise tra coloro che hanno ricevuto un programma di reinserimento lavorativo ad hoc e coloro che non lo hanno ricevuto, ha mostrato risultati significativi. Partecipare a un programma di reinserimento lavorativo ha comportato:

Una probabilità di occupazione superiore del 12% rispetto a chi non ha partecipato. Un guadagno mensile più elevato di circa 200 euro rispetto a chi non ha partecipato e un lavoro più stabile a tempo pieno.

Studi come questo dimostrano che alcuni dei problemi che sembrano insormontabili possono essere superati con gli strumenti adeguati e la volontà di metterli in pratica nel modo migliore.

I risultati di questa ricerca rappresentano un contributo fondamentale al dibattito attuale sul binomio donne e lavoro, strettamente legato all’emergenza natalità, la cui soluzione, tra le altre cose, richiede l’implementazione di misure come quelle evidenziate nello studio.

Le aziende giocano un ruolo cruciale nel mitigare l’impatto negativo della maternità sullo stipendio delle donne e nel creare un ambiente di lavoro inclusivo. È fondamentale che le organizzazioni riconoscano il valore delle madri lavoratrici e adottino politiche e pratiche che le sostengano. Una delle iniziative chiave che le aziende possono intraprendere è l’implementazione di politiche di licenza parentale retribuita, che consentano alle donne di avere il tempo necessario per dedicarsi alla cura dei propri figli senza dover rinunciare alla stabilità finanziaria. Inoltre, l’offerta di flessibilità lavorativa, come orari flessibili, lavoro da remoto o lavori a tempo parziale, può permettere alle madri lavoratrici di bilanciare le esigenze della famiglia e del lavoro in modo più efficace. Le aziende possono anche fornire programmi di supporto specifici per le madri lavoratrici, come servizi di asilo nido aziendale o programmi di mentoring, che favoriscono la crescita e lo sviluppo professionale delle donne anche durante e dopo la maternità.

Le istituzioni governative devono svolgere un ruolo attivo nel promuovere politiche di tutela dei diritti delle donne nel mondo del lavoro, come normative sulla parità salariale e misure per favorire il bilanciamento tra lavoro e famiglia. È importante incoraggiare una maggiore partecipazione delle donne in posizioni di leadership e decisionali, in modo da influenzare i processi decisionali aziendali e promuovere un ambiente lavorativo più equo. Solo attraverso un impegno collettivo, che coinvolga le aziende, le istituzioni e la società nel suo insieme, possiamo affrontare il divario salariale correlato alla maternità e creare un futuro lavorativo più equo per le donne.

Valeria Buremi

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: