Memoriale di un Ricordo.


65anni fa’, il 27 Gennaio del 1945, le truppe sovietiche dell’ Armata Rossa entrarono dentro Oświęcim (anche conosciuta come Auschwitz), rivelando al mondo intero per la prima volta il genocidio nazista.

Il 27 Gennaio è il giorno di ricordo della Shoah, è il giorno che ha cambiato il mondo.

Nel nostro piccolo quando rileggiamo testimonianze dei superstiti di Auschwitz, viviamo un senso d’impotenza un disaggio interiore, come se fosse successo a Noi…

Il 10 Maggio del 2005 è stato inaugurato a Berlino, il Memoriale per gli ebrei assassinati in Europa, progettato da Peter Eisenman, architetto ebreo.

I lavori per il Memoriale cominciarono nel 2003, anche se il bando di concorso è stato pubblicato nel 1998, si trova nel quartiere Mitte, molto vicino alla porta di Brandeburgo.

Il monumento è stato edificato nella zona originariamente occupata dal palazzo e dalle proprietà di Goebbels, l’area sottostante 19.000 m² occupata da 2.711 stele in calcestruzzo, larghe 2,375 m e lunghe 95 cm, mentre l’altezza varia da 0,2 a 4 m, le stele dipinte di grigio ricordato le lapidi degli ebrei uccisi.

Disposte a scacchiera creando così un labirinto dove il visitatore s’immerge ambiguamente, poiché il suo terreno ha delle pendenze, creando un movimento ondulatorio, così che nasce nello spettatore un senso d’impotenza, come se facesse rivivere le stesse sensazioni della dittatura del Nazifascismo.

L’idea è stata di dare un senso d’impotenza all’uomo, come se potesse toccare la linea sottile tra vita e morte, far rivivere quegli istanti che separavano i soldati russi prima d’entrare Auschwitz quel 27 gennaio 1945, rendersi conto di cosa stavano scoprendo e cosa li aspettava.

Insieme al memoriale, non molto distante si trova il monumento dedicato agli omosessuali perseguitati sotto il regime nazionalsocialista, è stato progettato dal duo artistico di Michael Elmgreen (Danimarca) e Ingar Dragset (Norvegia). L’opera è stata presentata il 27 maggio del 2008. La scultura consiste in una scultura di cemento attraversata da una finestra, dalla quale i visitatori possono vedere un video di un bacio “perpetuo” fra due uomini, sostituito due anni dopo da quello di due donne nell’atto di baciarsi.

Non molto lontano dalle stele, entriamo in un sotterraneo, il “Centro di documentazione degli ebrei morti nella shoah”, incontrando in un percorso le storie di alcune vittime dell’olocausto, rivedendo immagini e voci.

Il centro di documentazione è diviso in diverse sale: la prima che s’incontra è la sala Introduttiva, dove si racconta e definisce la storia politica del periodo fra 1933 e il 1945 attraverso immagini e testi.

La seconda è la sala delle dimensioni, dove vengono riportate 15 testimonianze di uomini e donne che raccontano le persecuzioni in varie forme, alle pareti si trovano le cifre dell’olocausto divise per nazione.

La terza è la sala delle famiglie raccolta in 15 pannelli che riportano le origini, la vita, la cultura, il destino di famiglie ebree di tutta Europa sotto il dominio nazista, corredati da documenti personali e immagini.

La quarta è la sala dei nomi, resa vuota nella quale sono proiettati i nomi nelle pareti e letti ad alta voce in varie lingue, con una breve biografia di alcune vittime conosciute in Europa, la lista di nomi è incompleta: i nomi che possiedono la lettura durerebbe da 6 anni, 7 mesi e 27 giorni. Nella sala accanto si può accedere a una banca dati per Memoriale di Yad Vashem, mettendo a disposizione la ricerca di oltre 3 milioni di perseguitati e le loro storie.

La quinta è la sala dei luoghi, dove si proietta alle pareti pannelli che descrivono i luoghi dello sterminio, vengono proiettati e commentati più di 220 luoghi di deportazione d’Europa, lungo le pareti come delle nicchie si trovano  dei telefoni, dove si possono utilizzare per ascoltare i racconti dei campi di concentramento.

La sesta è la sala del portale dei memoriali, il visitatore può usufruire di terminali informatici che aggiornano riguardo gli istituti dell’ olocausto, e delle manifestazioni dei luoghi simbolo.

Usciti dal museo la nostra coscienza e sensibilità riprende forma, si torna alla realtà, cominciamo a metabolizzare cosa abbiamo visitato. Una cosa è certa: abbiamo vissuto questo museo, abbiamo sentito e letto le voci, i racconti, visto i luoghi della morte, ci lascia un immane bagaglio di conoscenza.

“Non voglio che i visitatori si commuovano per poi andar via con la coscienza pulita” Peter Eisenman..

Irene Luca

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